Taxi driver

02.04.2025

Roma, piazzale Clodio h. 20.00. Piove.

L'avvocato Pier Francesco Masoni si lancia dentro al taxi battendo in velocità una signora sulla cinquantina che sta cercando di chiudere il suo ombrello rosso.

Sudato e trafelato, senza salutare il tassista, si toglie l'impermeabile e liscia le maniche del gessato blu, quello che indossa quando deve affrontare la difesa di qualche assassino.

Il tassista, Pietro Marchesi, con l'aria serafica di chi ha capito tutto della vita, lo osserva dallo specchietto retrovisore.

"Alla Stazione Termini, la prego! Devo prendere il treno delle 20:30!"

Pietro annuisce con calma zen, ingrana la marcia e parte.

Dopo qualche minuto, l'avvocato sbircia fuori dal finestrino e impallidisce. "Ehm... mi scusi, ma Termini è dall'altra parte."

"Dottò, ma lei a me non me sembra uno che si accontenta della strada più ovvia!"

L'avvocato sbarra gli occhi, stringe la mascella e si sporge in avanti, fissando il tassista nello specchietto retrovisore. Il respiro si fa corto e gli fremono le narici. La voce è tesa e tagliente: "Mi porti a Termini più in fretta che può, strada ovvia, subito, adesso!"

"Ci arrivo, ci arrivo… ma mi dica, lei perché vuole andare a Termini?"

"Per prendere un treno! Devo prendere il treno per Firenze!"

"Ah, ecco. Quindi lei va a Termini per poi uscire da Termini. Non sarebbe più logico che io la porti direttamente a Firenze?"

L'avvocato lo guarda come se avesse appena letto su un cartello stradale: 'Attenzione! Zona infestata da unicorni'. "No, no, no! Io devo prendere IL MIO treno. Torniamo indietro subito!"

"Dottò, si fidi di me. I treni partono in ritardo, giusto?"

"Beh, non sempre, ma…"

"E se stavolta parte in anticipo?"

"Cosa?! Ma non esistono treni che partono in anticipo!"

"E chi lo dice? I ritardi esistono perché tutti li temono. Ma se nessuno temesse i ritardi, i treni partirebbero prima. È la psicologia inversa delle Ferrovie, dottò."

"Senta, basta con queste stupidaggini! Io voglio arrabbiarmi SUL treno, non qui! Giri questa maledetta auto!"

Pietro sospira, scuote la testa e fa un'inversione da brivido per poi procedere tra i clacson degli automobilisti che devono frenare e sterzare per evitare un incidente. Ci vuole qualche minuto prima che l'avvocato riesca a rilassarsi dopo aver socchiuso gli occhi sperando che questo scoraggi il tassista dall'avviare qualsiasi conversazione. Ma poi li riapre e guarda fuori. E impallidisce, di nuovo. "Ma… dove stiamo andando? Questa non è la direzione giusta!"

"E infatti stiamo andando a Fiumicino."

"L'AEROPORTO?!"

"E certo, dottò! Lei vuole andare a Firenze, no? E che fa prima? Un treno lento o un bel volo diretto?" "IO HO GIÀ IL BIGLIETTO DEL TRENO! E il treno non è lento, è un Frecciarossa che ci mette un'ora e ventidue minuti!". Le guance dell'avvocato sono diventate bordeaux mentre gesticola e con le dita indica i numeri dell'alta velocità.

"E io le sto offrendo un'opportunità di crescita. Si liberi dai vincoli, dai biglietti, dalle regole! Viaggi col cuore, non con la carta stampata!"

"FERMI QUESTA CAZZO DI MACCHINA O CHIAMO…" Pietro frena e sospirando con una mano sul volante e l'altra libera di gesticolare ride: "Se se, vabbè mò chiamamo la polizia, i carabinieri e pure l'esercito! Mamma mia che esagerazione!"

L'avvocato esasperato apre lo sportello e si catapulta fuori dirigendosi verso un taxi sul lato opposto della strada.

Pietro abbassa il finestrino e sorride: "Mi raccomando, dottò… nella vita, bisogna essere elastici" e guidando si riavvicina al marciapiede da cui erano partiti quindici minuti prima. La signora con l'ombrello rosso sta ancora aspettando."Salga signò, prima che ricominci a piovere…"


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